Referente: Valentina Martini

giovedì 24 marzo 2011

Segnalazione del Presidente di Comitato

Green economy, dal Governo una mazzata per il Piemonte

Pubblicato Giovedì 24 Marzo 2011, ore 16,10

Il decreto del ministro Romani chiude l’accesso al credito per le imprese: le banche hanno iniziato a chiedere il rientro dei fidi. A rischio le 170 aziende del settore

FUTURO In difficoltà centinaia di imprese
La già difficile situazione economica del Piemonte riceverà un brutto colpo dallo stop che il Decreto legislativo “Romani” impone al settore della “green economy”, che correva a ritmi superiori al sessanta per cento annuo. Mentre il Paese dibatte sull’opportunità di rientrare o abbandonare il nucleare quale fonte privilegiata di produzione energetica, nessuno si occupa del destino dei lavoratori delle energie rinnovabili, sacrificati sull’altare di un ipotetico ritorno al nucleare e dei tagli al bilancio pubblico.

La testimonianza che non si tratta di un allarme lanciato a caso arriva dalle  preoccupate parole della Confindustria, che ha definito il decreto “catastrofico”. Lo smantellamento del piano di incentivi, approvato solo sette mesi fa, e che doveva durare fino al 2013, ha di fatto chiuso i rubinetti del credito per le aziende che si erano fidate e avevano preso impegni sulla base di un quadro normativo che si immaginava garantito e duraturo, e su queste garanzie la banche avevano erogato i crediti. Si è invece giunti al blocco delle attività, in quanto Api Piemonte e Cna Piemonte fanno notare che le banche hanno già iniziato a richiedere il rientro dei fidi accordati, perché non vedono come sarà possibile che le già programmate installazioni di pannelli fotovoltaici, sistemi eolici e centrali a biomasse possano diventare effettive.

Secondo la società di ricerche e studi Nomisma Energia, a livello nazionale l’intero comparto della “green economy” è cresciuto del sessanta per cento tra il 2008 e il 2009, raggiungendo gli 8 miliardi di euro di fatturato, e sempre del sessanta per cento nell’anno 2009 – 2010, quando ha sfiorato i 13 miliardi. Nel medesimo periodo l’occupazione nazionale è cresciuta del cinquanta per cento, anno 2008 – 2009, quando il settore dava lavoro a 30.000 persone, e ben del sessanta per cento nel 2009 – 2010. Nomisma prevedeva, in assenza del decreto, livelli occupazionali quintuplicati nei prossimi dieci anni.

Quali gli effetti sull’economia piemontese? A meno della riconversione delle linee di attività che le imprese, che spesso operano in più settori economici in contemporanea, dedicano alle energie rinnovabili, sono ampiamente negativi. La gran parte delle 170 aziende regionali impegnate nel settore potrebbero chiudere i battenti: di sicuro quelle più piccole che sono state aperte per sfruttare il business, mentre quelle maggiori saranno costrette a chiudere gli impianti dedicati. La perdita quasi totale del miliardo di euro di fatturato “verde” che a fine 2010 le aziende piemontesi hanno fatto registrare mette a repentaglio la già stentata crescita del PIL regionale alla stessa data, stimata in circa l’1 per cento. Ignota anche la sorte degli oltre 4.000 piemontesi che lavorano per la produzione di energia “pulita”.
da LO SPIFFERO

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